Il nome di Gelsomina Verde per l’Officina dove vivono cultura e futuro

Dal nome di un fiore reciso dal male un progetto che celebra il bene: l’Officina delle Culture Gelsomina Verde porta il nome di una giovane vittima della camorra ed è divenuto polo di riferimento per la realizzazione di progetti e attività al servizio della rinascita di luoghi e persone.

Nel nostro viaggio a Scampia abbiamo fatto tappa in Via Arcangelo Ghisleri – lotto P5. Di fronte la piazza di spaccio più famosa di Napoli c’è un edificio. Entriamo, in corso c’è la lezione di fitness di Cira con il suo folto gruppo di donne in allenamento. Il tempo di guardarci intorno e incontriamo Ciro Corona: sarà lui a raccontarci la storia di questo bellissimo percorso di sfida all’abbandono e alla morte.

Una scuola, un deposito di armi, una casa per l’eroina

“Questa era la sede dell’Istituto professionale Ipsia di Miano, io lo frequentavo… Nel 2005 ci fu la feroce faida di Scampia, le iscrizioni alla scuola quindi calarono e l’istituto così poi…chiuse. Questo edificio divenne presto roccaforte della camorra, usato come deposito di armi.

Nel 2008 intercettiamo la notizia della sua chiusura e chiediamo all’amministrazione corrente di consegnarci le chiavi per poter fare qualcosa, per non lasciare la scuola all’incuria, ma non otteniamo risposta. Durante la seconda faida, nel 2012, il mio “grido” viene riportato su una testata nazionale e il nodo si scioglie: pochi mesi dopo firmiamo per l’affidamento della scuola.”

Ciro si rimbocca le maniche e avvia il percorso volontario di rigenerazione dello spazio. Il quadro è molto avvilente: dopo 5-6 anni di abbandono l’edificio è devastato. “Abbiamo tolto 45 bidoni di siringhe e fatto partire 12 camion di spazzatura. A terra c’erano siringhe, escrementi e sangue, qui si vendeva eroina, qui ci si dormiva e ci si faceva, su materassi buttati a terra in ogni aula, bagni rotti, un disastro totale.”

La trasformazione di un luogo, una nuova energia

Ci vogliono due anni per bonificare l’intero edificio, grazie anche all’impegno di 400 ragazzi dei campi estivi, iniziano i lavori, sempre autofinanziati e nascono pian piano le attività che oggi vediamo vivere e crescere in quella che oggi è l’Officina delle Culture. Nasce un polo di associazioni culturali. Grazie ad alcune sponsorizzazioni vengono utilizzati in modo funzionale tre quarti della scuola.

Ecco i progetti e le attività dell’Officina

Partono corsi di fitness e salute per le donne del quartiere (il fitness di Cira, la sua storia qui) e avviati una scuola di musica con sala incisione e attività di doposcuola per 45 ragazzini.

Nasce anche un polo artigianale in collaborazione con il Dipartimento della Giustizia, dove i detenuti hanno la possibilità di recuperare o imparare il mestiere di falegname, inseriti in un circuito felice di autoproduzione e sostenibilità: sono loro, i detenuti che stanno scontando la pena o sono agli arresti domiciliari, a costruire arredamenti o strutture per l’Officina.

Lo spazio dell’Officina delle Culture è grande e continuiamo il nostro percorso. Approdiamo prima in un’ampia sala mensa con cucina, bella e luminosa e poi nelle stanze dove alloggiano i ragazzi di un’altro progetto in corso: la comunità di recupero per giovani migranti. Qui minori extracomunitari possono dormire, andare a scuola e avviarsi verso un’autonomia lavorativa e una nuova vita. Ora i ragazzi sono a scuola, torneranno per pranzo.

Intanto i falegnami stanno lavorando per la realizzazione della biblioteca e della sala lettura, che prenderà vita a giorni e che ospiterà 1500 libri quest’anno e altri 1500 l’anno venturo, grazie al sostegno della SIAE in collaborazione con l’AIB, Associazione Italiana Biblioteche. A occuparsi della catalogazione dei volumi sarà una giovane di Scampia, che avrà presto il suo lavoro e ora sta seguendo un corso di formazione.

Il prossimo progetto è invece la creazione di una comunità per minori da 0 a 6 anni, bambini senza famiglia, allontanati per fenomeni di abuso o altre condizioni di disagio familiare. A lavori iniziati Ciro e gli altri hanno ricevuto il sostegno della Fondazione Pizzarotti di Parma.

Nodi da sciogliere

C’è però ancora un tassello da inserire, un nodo da sciogliere: la palestra di fronte l’edificio, dove potrebbe allenarsi il famoso gruppo dei campioni di karate di Scampia di Max Portoghese, è ancora chiusa. Di proprietà del Comune, Ciro attende da più di un anno una firma per poter avviare i lavori e utilizzare gli 80.000 euro donati dalla Fondazione Pavesi.

Napoli, una malatia

Ciro, un aggettivo per descrivere Napoli?

“Non mi viene in mente nulla, posso dire però che Napoli per me è una malatia, in senso positivo , nel senso napoletano del termine. Da Napoli non ti vuoi staccare, non te ne vuoi andare.”

Ascoltando le parole di Ciro Corona e vedendo tutto quello che è riuscito a costruire in questi anni, il senso del suo amore per il territorio in cui è cresciuto appare chiaro: il suo impegno di ogni giorno ci appare cocciuto e instancabile, proiettato verso il futuro, contagioso, pieno di energia. L’Officina delle Culture Gelsomina Verde appare frutto di una visione appassionata che costruisce con lucidità e fermezza.