Officinae Efesti: teatro contemporaneo euro mediterraneo che produce innovazione socio-culturale

Teatro, arte, contaminazione, progettazione, ricerca: Officinae Efesti innova il teatro contemporaneo napoletano con l’esperienza multidisciplinare e favorisce l’integrazione sociale delle comunità del territorio.

Abbiamo incontrato Stefania Piccolo, Presidente di Officinae Efesti, la “vulcanica” associazione vesuviana impegnata nella progettazione e ricerca teatrale e nella produzione creativa di arti contemporanee. Con lei ripercorriamo la storia delle attività culturali di Officinae Efesti e la genesi del format Eruzioni Festival.

Nell’immaginario mitologico antico, la fucina-laboratorio del dio Efesto sfornava invenzioni utili agli uomini. Allo stesso modo in Campania opera l’Associazione Officinae Efesti (OE), che eredita il nome dal mito greco-romano, producendo strumenti di innovazione sociale e culturale utili per il territorio. La sua nascita si lega proprio al “locus” vulcanico, cioè l’area del Vesuvio, dalla quale provengono i sei giovani studenti-attori che hanno dato vita a questa realtà. Già impegnati in laboratori universitari per la ricerca e la scrittura scientifica di testi teatrali, decidono di gettare le basi per creare un proprio gruppo e realizzare propri spettacoli: dal 2000 al 2003 la loro aggregazione inizia come semplice gruppo di teatro che fa spettacoli”, e solo nel 2003 nasce l’associazione culturale senza scopo di lucro con tre componenti. Il percorso di OE sarà un saliscendi, metaforico e geografico, dalle alte quote del cono vesuviano al tessuto sociale della valle, per diramarsi nel tempo con una rete di impegni culturali in periferia e oltre.

Iniziamo la storia.

Laboratorio Matteo Larsen – Stormo @Eruzioni05

Le prime attività erano laboratori teatrali nelle scuole per fasce di età dai 8 ai 16 anni. “Non ci bastavano 20-30 ore per produrre semplici recite con gli studenti, e soprattutto non era il nostro format. Noi lavoriamo con le emozioni, usiamo il corpo, la musica, i colori, coinvolgiamo l’espressione artistica in ogni aspetto, potremmo dire: portiamo i ragazzi a sentirsi vere opere d’arte viventi”.

Il format era stato battezzato Spazio Altro, perché il teatro innovativo di OE voleva raggiunge soprattutto quegli ambienti e luoghi generalmente non deputati o facilmente associabili all’esperienza performativa, “spazi altri” appunto. Spazio Altro era entrato nelle scuole (vesuviane e napoletane) con particolari situazioni di svantaggio, ma non solo: Abbiamo esteso questo format anche nelle carceri minorili, con i bambini dei campi rom e con gli anziani di Secondigliano, facendo percorsi teatrali in collaborazione con l’associazione Chi rom… e chi no di Barbara Pierro, grazie ai finanziamenti del programma comunitario a sostegno della cooperazione europea nel settore gioventù, con il programma under 30 Gioventù in azione”.

Le competenze della ricerca universitaria e i contatti con i professionisti del settore teatrale hanno permesso al direttivo di OE di puntare ancora più in alto: scrivere progetti regionali e/o europei in cui proporre almeno 1000 ore di esperienza laboratoriale.

Laboratorio Matteo Larsen – Stormo @Eruzioni05

Nel 2007, in collaborazione con l’Ente di formazione Asmeform come capofila e all’Istituto di istruzione superiore per la ceramica “G. Caselli” di Capodimonte, OE ha ottenuto il finanziamento per almeno 600 ore di laboratorio: Le abbiamo configurate come un intenso workshop di vera formazione, con moduli tecnico-scientifici relativi a tutte le specificità del teatro e della figura dell’attore”. Il progetto è continuato anche nel 2009 con Teatri della Legalità, raggiungendo i luoghi campani più disagiati e anticipando, rispetto ai tempi, temi sociali delicati come quello dell’immigrazione.

Eruzioni, un progetto di studio che diventa festival

Dal progetto di studio presentato da Agostino Riitano (project manager di OE) alla scuola di management torinese Fondazione Fitzcarraldo che frequentava, nasceva poi Eruzioni Festival (EF), con l’ideazione e la creazione artistica di Agostino, destinato a essere il fiore all’occhiello di OE. Ancora una volta la dimensione scientifica e la formazione costante si confermavano quali valori imprescindibili per la professionalità dell’associazione: Abbiamo pensato di sviluppare questo progetto di studio inventando un vero festival indipendente di arti performative teatrali, di cui dedicare una parte a seminari di formazione affidati a nomi autorevoli del teatro, e lanciando un tema per ogni anno”.

La prima edizione risale al 2006: EF entrava nel panorama artistico come un evento innovativo strutturato con spettacoli, concerti musicali e, in parallelo agli eventi, tre importanti workshop di circa dieci giorni allestiti all’interno del campeggio per i ragazzi partecipanti, sul tema Il training dell’attore da Oriente a Occidente. Ecco, OE si fa conoscere subito come un “ombelico del mondo” per tutte le razze, un incubatore di incontro, dialogo, scambio culturale tra corpi, anime, arti ed emozioni: “Ospitammo Tapa Sudana, allievo del regista Peter Brook, Yves Lebreton maestro del mimo corporeo nonché assistente del grande Étienne Decroux, il russo Jurij Alschitz autore del libro ‘La matematica dell’attore’, e altri nomi importanti provenienti da altre aree geografiche.”

Los Filonautas e Agostino Riitano – ®Eruzioni06 – ph. Emilia Vitulano

Le prime edizioni erano autofinanziate e i soldi ricavati dai laboratori furono destinati ai compensi per i maestri coinvolti nel festival. L’unica richiesta ottenuta da EF era stata la struttura privata di proprietà della scomparsa Paola Acampa (Fiume di Pietra), a quota 600 metri sul Vesuvio, affinché potesse assolvere alla funzione sia di sede per le attività di progettazione sia di spazio per i workshop e di alloggio per i ragazzi.

L’obiettivo del festival era di uscire dall’isolamento artistico attraverso l’elaborazione e la messa in scena di appuntamenti culturali innovativi; fino ad allora non c’era nulla di simile in giro, non esisteva ancora, ad esempio, Napoli Teatro Festival o Altofest. In questo senso EF è stato un apripista emulato o preso ad esempio in tutta la Campania fino a oggi da altre piccole realtà: Abbiamo cercato di indagare i luoghi simbolo dell’identità vulcanica campana. I tratti distintivi del festival sono soprattutto il tema (che cambia ogni anno) e le scenografie (sempre originali)”.

Per la terza edizione del 2008 EF ha portato la sua esplosiva “creatività” a valle, dividendosi tra Villa Ruggiero e il MAV di Ercolano, con il tema Il limite della performance, un inno al coraggio di superare il limite dell’arte di fronte alla mancanza di fondi, alla distanza con il pubblico, al problema delle location non sempre disponibili. Il direttore artistico Agostino Riitano ha sempre nutrito speranza per quella Napoli del teatro contemporaneo in cui le idee sorgono anche quando i fondi scarseggiano. EF in questo senso stava proprio sperimentando soluzioni alternative con un teatro non di strada, ma per le strade”.

Nostra Signora dei Palloncini – Claudia Fabris @Eruzioni06 – ph. Emilia Vitulano

Il festival ambisce infatti a far conoscere i territori “ultimi” di Napoli, ma anche a essere un luogo di frontiera, di un’incognita, perfino un luogo di segreto e segreti da svelare, perché tutto è come una potente energia presente nel vissuto contemporaneo, come un magma vitale. La politica di EF è portare la performance artistica nei territori di frontiera, far conoscere il patrimonio artistico e archeologico, arrivare nelle case della gente, sul mare, nei vicoli, fuori dai flussi e dentro le viscere del territorio campano mettendo in connessione comunità e territorio (mare, patrimonio culturale, ricerca artistica, ricerca scientifica, ricerca letteraria, ricerca culinaria)”.

È un modello complesso, multidisciplinare, variegato, multiforme, ed è uno spazio di incontro tra tante cose: tra riflessioni etiche ed estetiche, tra età e generazioni diverse, tra addetti ai lavori, tra maestri e giovani talenti, tra nazionalità disparate. È un festival che non è solo, o solamente, evento e spettacolo, ma è prima di tutto un laboratorio, una vetrina, una spazio di lavoro che favorisce la diffusione del teatro, della danza, della musica, dell’arte contemporanea indipendente. Su emulazione di questa visione, lo ripetiamo, sono nati poi tanti altri festival indipendenti.

La creatività di Officinae Efesti oltre il Vesuvio

Dal 2010 al 2016 il festival subisce un’interruzione, ma OE continua a “eruttare” idee innovative: “Forti della collaborazione con la compagnia Teatro dei Venti abbiamo deciso di portare il format Eruzioni a Moderna sotto il nome di Trasparenze. L’idea di portare il teatro nei luoghi dove in genere non si fa teatro ha funzionato!”Trasparenze è entrato infatti nei parchi urbani, nelle case-alloggio per anziani e nelle case-famiglia modenesi, facendosi strada in una città in cui gli eventi teatrali esistevano da tempo e godevano già di alto riconoscimento. Poi, dopo due anni di direzione artistica, in pieno spirito di condivisione, OE consegnò l’eredità del format a Teatro dei Venti che ne prosegue ancora oggi il successo.

ph. Chiara Ferrin ®Trasparenze01

Nel 2012 è la volta di Atelier Teatrali Territoriali (ATT), format per un progetto presentato al Comune di Napoli, nato in collaborazione con le realtà associative Femminile plurale di Marina Rippa, Interno5, e I Teatrini di Luigi Marsano come capofila: L’idea era quella di favorire in qualche modo la riapertura dello storico Teatro San Ferdinando di Eduardo De Filippo con la proposta di lavorare a stretto contatto con cento cittadini di diverse età residenti nel territorio. Noi abbiamo operato con ventisette adolescenti di varie nazionalità, il progetto proseguì anche l’anno successivo, ma poi fu interrotto per mancanza di fondi. Abbiamo organizzato laboratori teatrali della durata di quattro ore, svolti due volte a settimana da ottobre a maggio, che si conclusero con uno spettacolo a giugno all’interno del teatro stesso”.

ph. Adelaide Di Nunzio ®AtelierTeatraliTerritoriali

Nel 2015 Officinae Efesti si rende protagonista di un’importante causa politica e sociale: difendere il diritto alla libertà di parola dello scrittore napoletano Erri De Luca, condannato in processo per essersi schierato a favore dei giovani dimostranti nella questione #NoTav. Sulla scia della serie di concerti organizzati già dall’Arena Monk di Roma, Stefania Piccolo lanciò sul Web la campagna di sensibilizzazione #NapolistaconErri per far arrivare allo scrittore anche il sostegno della sua città natale. Le adesioni e le offerte di aiuto per organizzare la grande festa per Erri sono state oltre l’impensabile: fotografi, sponsor, giornalisti, contributi stampa, dirette video, personale staff per la direzione artistica, venti musicisti tra band e cantautori solisti, e lo spazio di piazza Municipio offerto dal Comune di Napoli.

Tutti hanno donato gratuitamente la propria disponibilità per stare insieme in nome della giustizia e della piena assoluzione di Erri De Luca. “Mettersi insieme, e mettere insieme il concetto di comunità, è sempre stato uno dei valori fondanti della nostra associazione, già sperimentato con Eruzioni Festival. #NapolistaconErri è stata la conferma di come, anche in soli venti giorni e senza soldi, si possano innescare connessioni intorno al bene comunitario. Grazie a questa esperienza ognuno di questi artisti ci ha dimostrato una grande stima; abbiamo coinvolto, poi, alcuni di loro nei successivi programmi del festival impegnandoci a trovare finanziamenti per pagarli e ricambiare il supporto che ci avevano offerto in quell’evento”.

ph. Marcello Merenda ®NapoliStaconErri

Da questa esperienza Officinae Efesti rientrava a casa anche con un altro “bottino”: Alessandra Magnacca, prezioso aiuto per l’ufficio stampa di #NapolistaconErri, diventa membro attivo nell’associazione mettendosi subito all’opera con WelcomeLab nell’ambito di NapoliXenia, un progetto di valorizzazione per il Complesso monumentale di San Nicola da Tolentino di Napoli. Per superarsi ancora e sperimentare nuovi format, questa parte del grande progetto era stato strutturato come un mega laboratorio artistico multidisciplinare aperto a venticinque ragazzi dai 18 ai 30 anni napoletani e stranieri che vivono a Napoli, coinvolgendo musicisti stranieri e offrendo un workshop di maschere con Ciro Arancini. Ma la vera novità è stata l’accoglienza, welcome, perché “noi volevamo conoscere più a fondo le culture delle comunità che si presentavano a noi, e al tempo stesso imparare qualcosa per favorirne l’integrazione. – spiega Stefania – Abbiamo chiesto a Less Onlus di educarci sulle dinamiche e sulle realtà dei centri di primi accoglienza, attraverso seminari tecnici all’interno delle ore di progetto, per offrire aiuti concreti a queste persone”.

#WelcomeLab – Laboratorio ®Eruzioni06 – Immagine di Emilia Vitulano

EF riprende finalmente con la recente edizione del 2016, una maggiore offerta di appuntamenti che dura ben quattro mesi, da ottobre a gennaio dell’anno successivo, ogni fine settimana. Cos’è cambiato rispetto al format di cinque anni prima?

La formazione è stata condotta direttamente dai membri del direttivo Officinae Efesti e indirizzata, questa volta, solo ai bambini e agli adolescenti delle scuole di Ercolano e di comunità alloggio della zona. Il festival è stato sostenuto dai POC Regione Campania, segno di un dialogo più maturo con le Istituzioni, ma anche con la comunità locale (vedi lo spettacolo di Ricci-Forte nello Stabilimento Valletti di Ercolano); sono stati coinvolti cinque Comuni, realizzati 28 eventi in tre mesi, workshop per comunità case-famiglia, abbiamo ottenuto l’autorizzazione per lavorare in dieci luoghi di interesse culturale in una rete con 10 soggetti privati locali. I risultati hanno parlato da soli: una impetuosa interazione sui social network e il coinvolgimento di 5000 spettatori”.

I protagonisti: Alessandra Magnacca, Stefania Piccolo e Agostino Riitano – ph. Emilia Vitulano

Il teatro entra in casa delle persone

OGM – Ospiti genuinamente mobilitati è stata la quarta edizione di EF 2009-10, e merita un discorso a sé in quanto esperimento teatrale artigianale di audience development per rinsaldare il legame tra il festival e le comunità”. Meno workshop e più spettacoli, insomma, rispetto alle precedenti edizioni: in quel bienno, per contenere i colpi della crisi, il teatro di OE ha bussato direttamente al cuore delle persone: il primo OGM organizzato a Resina nel mercato delle pezze vintage è stato allestito proprio nei cortili delle abitazioni ercolanesi, i cittadini hanno aperto le porte per lasciare libera creatività alle performance degli artisti, agli spettatori e ai turisti, con un do ut des innovativo, produttivo, sinergico, quasi simbiotico, un legante antropologico e sociale.

OGM – @Eruzioni05 Archivio Officinae Efesti

Se il pubblico non va al teatro, è il teatro a entrare, letteralmente, è il caso di dirlo, nelle case del pubblico, e a superare i limiti della pigrizia, del deficit economico, della distanza territoriale e culturale, del pregiudizio, e di qualsiasi altro genere di difficoltà. Il risultato è stato immediato: in flusso si è invertito e le persone, coinvolte e riempite da quella esperienza, si sono mosse verso il MAV e le ville vesuviane per ricambiare con consapevolezza e desiderio quel gesto di “avvicinamento” alle loro realtà domestiche. L’ingrediente speciale di OGM è stato la forza di volontà di tutti membri del direttivo. EF non si ferma mai, il loro “vulcano interiore” è sempre attivo, e la lista dei propositi è seria: “migliorare la qualità dell’offerta culturale e teatrale; offrire un festival annuale e un programma stabile nello scenario del teatro nazionale e internazionale; rafforzare il connubio tra istituzioni, strutture private e comunità locale; alimentare le nuove generazioni artistiche; rafforzare quel marchio di multidisciplinarità che ci contraddistingue”.

 

Le prospettive per il futuro

Ci stiamo per trasformare in una vera impresa culturale, un passo importante in una nuova dimensione burocratica. In effetti, pur essendo nati come associazione, abbiamo sempre operato con le capacità e la mentalità di un’impresa di management culturale”. Stefania ci confida che al momento hanno comunque già vinto diversi progetti PON con le scuole di cui OE avrà ruolo di organizzatore. Gli obiettivi di base restano puntare sulla formazione, allargare il direttivo, riprendere la collaborazione con le scuole in modalità annuale come ente professionalizzante di livello manageriale e, senza svelarci il segreto, un progetto in cantiere sul patrimonio culturale per uscire fuori dai confini vesuviani e napoletani…

ph. Simone Prezioso

Ci sarà anche una settima edizione di Eruzioni Festival? Stefania e il direttivo di Officinae Efesti sperano quanto prima in un annuncio, e noi glielo auguriamo. In ultimo le chiediamo cosa ne pensi di Napoli: “La adoro, ma per viverci bene e per far stare bene gli altri bisogna superare molti ostacoli. Credo che la città è sempre stata e continui a essere un’opera vivente, ma c’è un problema in questo momento: il turismo è cresciuto, ma non è ancora ben incanalato. C’è accoglienza di idee e stimoli di confronto, però il livello e la qualità culturale sono ancora carenti. Bisogna lavorare, Napoli deve evolversi da ‘bella vetrina’ a ‘città europea’, è necessario svincolarsi da un’anarchia, e tutti sono chiamati a questo impegno, fino alla comunità cittadina. L’Amministrazione ha compiuto progressi rispetto al passato, ma il vero salto grande si potrà compiere solo affidandosi a professionisti e figure competenti nei diversi settori”.

Un aggettivo per descrivere Napoli?
Porosa.

 

Foto di copertina: Udalrigo Massimo – Ricci Forte – Eruzioni06

di Giovanni Postiglione – a cura di Michela Palmieri